Se la maggioranza piange la minoranza non ride, anzi si divide ancora

Se si votasse oggi quante liste ci sarebbero? Scissioni da una parte e dall'altra, Pd e M5s pensano solo a beccarsi e persino De Risio e Monturano si allontanano fra loro

Rossano D'Antonio
15/07/2023
Politica
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MONTENERO DI BISACCIA. Si votasse oggi per le comunali come finirebbe e soprattutto quante liste ci sarebbero? E se Atene (la maggioranza) piange, Sparta (la minoranza) ride? Sembra di no e per partire con un'analisi non si può che prendere come spunto le recenti elezioni regionali di fine giugno. Altresì, nella presente analisi, l'elemento più importante da cui partire è la spaccatura in seno alla maggioranza, che per il momento ancora non compare anche nelle sedi ufficiali, come eventuali voti contrari in Consiglio o giunta, ma c'è eccome. Ma non sta meglio la minoranza, anzi.
Allo stato attuale non ci sarebbe da meravigliarsi se la maggioranza si presentasse a eventuali elezioni anticipate con due liste. Una facente capo alla sindaca Simona Contucci, l'altra all'ex Nicola Travaglini. Quest'ultimo nega da mesi di volersi ricandidare, ma le indiscrezioni lo vogliono già alla ricerca di candidati per una lista. Si vedrà a tempo debito, ma anche se non ci fosse lui a capo della lista, sicuramente lavorerebbe alacremente per essa. Come ha fatto alle regionali per Tania Travaglini, uscendo per altro vincente nella lotta sorellicida di maggioranza con l'altra candidata Fiorenza Del Borrello.
Dall'altra parte Simona Contucci con il resto della maggioranza, divisa in correnti, talvolta litigiosa, ma che non sembra mettere in forse la leadership della sindaca.
Due liste di maggioranza, in pratica, a contendersi i voti di centrodestra, che sono stati largamente maggioritari a Montenero sia alle recenti regionali, sia alle politiche di settembre 2022.
E sull'altro versante, quello delle minoranze e comunque di centrosinistra? Le cose sono complicate, forse ancora di più che nella maggioranza. La difficile e faticosa unione raggiunta dalle varie forze nell'estate 2020, il cui risultato fu la lista unica contrapposta alla Contucci, è diventato presto un ricordo. Al punto che più di qualcuno ha pensato a un'illusione di accordo, scatenando l'ironia dei più: in caso di vittoria, chissà se sarebbe bastato il potere a tenerli uniti.
In parole povere, posto che screzi già c'erano in campagna elettorale, i quattro consiglieri di minoranza hanno dato l'impressione di non desiderare altro che dividersi una volta entrati in Consiglio comunale. E così è stato, al punto che la scissione di settembre 2021, appena un anno dopo, è stata salutata tanto da una parte (Nicola Palombo e Giulia D'Antonio) tanto dall'altra (Fabio De Risio e Gianluca Monturano) come un grande risultato. Succede in politica.
E com'è la situazione adesso? Peggio di allora, perché certo non è bastato marciare uniti, si fa per dire, alle regionali a sostegno del candidato presidente Roberto Gravina. Screzi, frizioni, dispettucci ai comizi, frecciatine, dovesse succedere che a qualcuno sfugga che si detestano. Da una parte Partito democratico e altre forze di sinistra, dall'altra Movimento 5 stelle. E tutto è rimasto fermo al settembre 2021: l'obiettivo di ambedue le fazioni, che ricordiamo non sono al potere a Montenero, è di combattere l'altra. La solita sindrome dei capponi di Renzo. E vorrà scusare il buon Alessandro Manzoni se ancora una volta si prende spunto dal suo capolavoro, I promessi sposi, per descrivere cosa succede fra chi potrebbe e dovrebbe, specie adesso che di là c'è crisi, unire le forze per svolgere un ruolo di opposizione efficace. 
Invece pensano a odiarsi a vicenda, in senso politico è inteso. Per il Movimento 5 stelle conta solo prendere più voti degli altri, come il corridore che arriva ultimo ma si consola che qualcuno è stato addirittura doppiato. Per il Pd e la (piccola) galassia delle altre forze di sinistra l'importante è non avere a che fare con i pentastellati. E questi ultimi, non bastasse, sono riusciti a dividersi persino al loro interno. La mancata candidatura di Fabio De Risio alle regionali, data per certa fino a pochi giorni prima della presentazione, pare aver creato una frattura tra lui e il collega di minoranza Gianluca Monturano. Niente di pubblico, finora, più o meno come succede in maggioranza, ma pare che fra i due il distacco sia evidente e chissà se sanabile.
Se così stanno le cose, pertanto, anche il centrosinistra potrebbe presentarsi diviso in due liste: Pd e progressisti in genere da una parte, M5s dall'altra. Ambedue sotto le spoglie di lista civica, con ogni probabilità, ma divise e con l'obiettivo quasi dichiarato non di sconfiggere gli avversari (la Contucci, Nicola Travaglini ecc.), ma di prendere più voti dell'altra.
Come i capponi di Renzo, appunto. Si avrebbe così uno scenario a quattro liste, fra grandi ritorni non si sa quanto attesi e grandi litigi. E chissà che non ne potrebbe arrivarne una quinta di lista e goderne, come il famoso proverbio in questo caso a numeri maggiorati.
Nella foto i consiglieri di minoranza di Montenero di Bisaccia
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