Il ponte a Piana del Mulino e la riunione che il centrosinistra ha nascosto per diciotto anni

Di Pietro era pronto a finanziare, D'Ascanio disse che serviva una strada verso Campobasso e non quel viadotto. Poco dopo il patatrac. E oggi quel ponte lo vuole Riccioni, di Mafalda

Rossano D'Antonio
07/01/2025
Politica
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MONTENERO DI BISACCIA. Forse a quel tempo c'è mancato un soffio e farlo adesso sarà molto più complicato. C'era tutta la cosiddetta filiera istituzionale, addirittura fino al ministero alle Infrastrutture, ma l'opera non si fece. E in questa sede si svela un retroscena rimasto finora nascosto al grande pubblico.
Il ponte sul Trigno in contrada Piana del Mulino è un argomento vecchio quanto dimenticato, negli ultimi tempi rispolverato dal sindaco di Mafalda Egidio Riccioni. Questi è interessato perché trovandosi a confine anche la sua comunità beneficerebbe dello svincolo sulla Ss650 Trignina. Ma soprattutto servirebbe a Montenero, che con esso, previa costruzione di una strada ove adesso c'è una mulattiera, avrebbe un collegamento veloce fra zona artigianale e Trignina (e quindi autostrada e ferrovia). Eppure l'amministrazione comunale si è finora mostrata tiepida, cosa che lo stesso Riccioni ha velatamente lamentato in qualche occasione. In sintesi: da solo non ce la faccio, deve farsi sentire presso gli enti che dovranno finanziare anche il Comune più grande e che ospiterà sul proprio territorio l'infrastruttura.
A spiegare il silenzio degli amministratori monteneresi, forse, una sorta di peccato originale, una riunione tenuta segreta, ma i cui effetti forse si tramandano fino a oggi, passando per le "generazioni" amministrative. Perché quella volta, diciotto anni fa, al ponte si disse di no. Ed ecco come e perché.
Per capire come andarono le cose in quell'inizio di 2007 occorre inquadrare per sommi capi quel particolare e irripetibile contesto. A Montenero era saldamente al potere il centrosinistra da anni, forte di Piano regolatore avviato, sviluppo alla Marina partito seppur con persistenti difficoltà, tessuto economico e sociale che, per chi lo ricorda, fa impallidire quello odierno. Era semplicemente un'altra Montenero e non necessariamente per merito dell'amministrazione. Non solo sicuramente. 
Tutto qui? Certo che no, perché Montenero aveva in Provincia di Campobasso il presidente Nicola D'Ascanio, il vice Michele Borgia, il consigliere Cristiano Di Pietro. In Regione Molise c'era Mauro Natalini, però in minoranza. La carta più forte, irripetibile e unica per sempre, era però Antonio Di Pietro: nel Governo Prodi era il ministro alle Infrastrutture. E questo, nella storia che si vuole raccontare, e per certi aspetti svelare, è il tassello più importante.
Alla riunione che si tenne a Campobasso a inizio 2007 erano presenti: il sindaco di Montenero Giuseppe D'Ascenzo, il ministro Antonio Di Pietro, l'allora direttore nazionale dell'Anas Pietro Ciucci, il vice presidente della Provincia di Campobasso Michele Borgia e il presidente Nicola D'Ascanio, il presidente della Regione Molise Michele Iorio.
Argomento della riunione era il ponte in contrada Piana del Mulino a Montenero. Grande opera che coinvolgeva i diversi enti per i quali c'erano i vari rappresentanti alla riunione. Su tutti Ministero delle Infrastrutture e Anas, essendo la SS650 una strada statale. Ma anche la Provincia avrebbe avuto un ruolo importante, dovendo di fatto costruire da zero un pezzo di strada, da contrada Canniviere all'innesto sulla strada di Bonifica Piana del Mulino. E anche quest'ultima, una volta assunto un più elevato status grazie al ponte, sarebbe stato necessario rendere provinciale e ampliare. 
Per il Comune di Montenero c'era il solo sindaco D'Ascenzo per una ragione che si può immaginare: c'era un certo trambusto in maggioranza dopo le regionali e la riunione capitò mentre stava per cambiare l'assessore ai Lavori pubblici. Così si presentò senza altri membri di giunta, ragionevolmente non se ne dolse troppo.
Il direttore dell'Anas Ciucci spiegò che da parte del suo ente si poteva procedere, qualche milione di euro sarebbe stato reso disponibile molto velocemente e lo svincolo sarebbe stato utile a diversi altri centri, oltre Montenero, anche nel versante abruzzese, di fronte. 
Il sindaco D'Ascenzo dal canto suo non vedeva l'ora di far diventare realtà quello che per i suoi predecessori era solo un sogno da vantare in campagna elettorale e poi rimettere nel cassetto, tanto era difficile da concretare.
Inutile nascondere che quel finanziamento stava per arrivare, così velocemente, grazie ai buoni uffici di Antonio Di Pietro, il ministro montenerese. Eppure non piacque a tutti l'idea del ponte in contrada Piana del Mulino. A dirsi contrario fu infatti D'Ascanio, poiché a suo giudizio le priorità per Montenero erano altre in campo viario. In particolare, secondo il presidente della Provincia ed ex sindaco, mancava un decente collegamento con la Bifernina e quindi con il capoluogo Campobasso. Verso la Trignina, sempre la sua tesi, c'erano già le strade e faceva niente impiegare cinque minuti in più.
Il ministro Di Pietro e il direttore Ciucci andarono via visibilmente delusi, mentre a Montenero si fece di tutto, riuscendoci, per non far sapere nulla. Ne andava del prestigio del centrosinistra, erano ancora allo stato latente le frizioni che qualche tempo dopo avrebbero fatto esplodere la corazzata progressista con importanti innesti dal centro.
E difatti qualche allusione emerse solo due anni e mezzo dopo, quando il centrosinistra si spaccò platealmente. Giuseppe D'Ascenzo prima, Giuseppe Chiappini poi, dissero in pubblico comizio che a non volere il ponte era stato D'Ascanio in persona. Chiappini era stato vice presidente sempre in Provincia e aveva premuto per quella struttura.
Nel 2010 ancora compariva nei programmi amministrativi, per poi diventare un argomento sempre più dimenticato (non che sia stato l'unico). E dimenticato è ancora oggi, tanto che il sindaco di Mafalda Riccioni insiste per realizzarlo, l'amministrazione montenerese risponde con reiterato silenzio. L'attuale prima cittadina di Montenero Simona Contucci, nel periodo della riunione rimasta segreta finora, era da poco presidente del locale circolo dell'Italia dei valori, il partito di Antonio Di Pietro. Può darsi che fosse a conoscenza della riunione, del no dello stesso D'Ascanio che di lì a poco sarebbe diventato prima un loro alfiere, poi nemico giurato. Corsi e ricorsi della politica. 
Oggi, chissà, in quel del municipio pensano che se non si è fatto allora, col ministro montenerese, difficile farlo oggi. E poi chi la fa la strada da Canniviere a Piana del Mulino?
Intanto l'anno successivo, nel 2008, fu presentato dalla Provincia un progetto di strada per collegare Montenero a Montecilfone e quindi alla Statale Bifernina, in sintesi per arrivare a Campobasso. Diciotto milioni di euro, era faraonica anche la cifra. Non se ne fece nulla e probabilmente lo sapevano non solo qualche cronista che si sbilanciò in commenti di troppo, ma anche gli esponenti provinciali che la ipotizzarono.
Dal canto suo Antonio Di Pietro smise di essere ministro sempre nel 2008, con la caduta del Prodi bis e Montenero perse ogni possibilità di finanziamenti straordinari (e qualcuno fino a quel momento l'aveva avuto). Nel frattempo nel suo paese si scatenava il putiferio nel centrosinistra, proprio nel suo tempo migliore e anche col decisivo contributo dei suoi, ma questa è un'altra storia. E non è segreta come la riunione di diciotto anni fa.
Nella foto in primo piano  Antonio Di Pietro, dietro da sinistra Michele Borgia, Nicola D'Ascanio e Giuseppe D'Ascenzo

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