MONTENERO DI BISACCIA. L’argomento accese parecchi Consigli comunali nei primi anni Duemila, quelli che video alla guida del paese Giuseppe D’Ascenzo. Parliamo della centrale turbogas, una delle grandi opere prospettate e particolarmente temuta sebbene dopo un’apertura iniziale. E poi non realizzata. Argomento, quello delle opere colossali, tornato in auge in questi giorni nel centro bassomolisano con il progetto South Beach, che si vorrebbe realizzare sul tratto di litorale ancora vergine a sud del fiume Trigno.
Invece la centrale elettrica turbogas a metano era prevista in contrada Padula, a confine con San Salvo e qualche chilometro dal mare, in quella che di lì a poco avrebbe potuto fregiarsi dell’appellativo di zona industriale. Anche se oggi, dopo quasi vent’anni, nessun insediamento si è visto. Tempi cambiati, le industrie chiudono dove già c’erano da tempo.
L’affaire turbogas ebbe inizio nell’aprile del 2001, quando nella sala consiliare si tenne un incontro in cui ne furono decantate le lodi e le imminenti prospettive di sviluppo cui avrebbe fatto da apripista. Maggioranza di centrosinistra favorevole quasi del tutto, già perché i due esponenti di Rifondazione comunista si dissero contrari da subito. D’altronde, quando si parla di energia, è tuttora difficile trovare pareri concordi.
La minoranza di centrodestra, anche se all’epoca divisa in due liste e con una parte addirittura dipietrista, cominciò subito a insidiare gli avversari sull’argomento, facendo leva sulle contraddizioni interne alla maggioranza. La quale non tardò a diventare anch’essa contraria e già un anno dopo, nell’ottobre 2002, precisava che qualora non fossero stati garantiti i due presupposti essenziali, ossia sviluppo industriale e compatibilità ambientale, l’amministrazione non poteva che dirsi contraria alla sola centrale. Tradotto: va bene se arrivano altre fabbriche, altrimenti solo la ciminiera della turbogas non la vogliamo. Iniziava il 2003 e per togliere le castagne da essa stessa gettate nel fuoco, la maggioranza pensò di affidare la decisione ai cittadini. L’indizione di un referendum cittadino fu discussa in Consiglio comunale, ma poi non si tenne, perché alcune variazioni al progetto (raffreddamento da acqua ad aria, quindi maggior riscaldamento ambientale e altri motivi a carattere tecnico-procedurale) avevano nel frattempo convinto l’amministrazione a dirsi contraria e basta. Manna dal cielo per la minoranza, che bollò il tutto come una “marcia indietro”.
Nel frattempo la ditta costruttrice continuava l’iter per ottenere le autorizzazioni in sede nazionale e ignorare la contrarietà del Comune.
Il Consiglio comunale principe, quello da non perdere, arrivò nel marzo 2004. “L’amministrazione ha sentito la responsabilità di valutare il progetto industriale di notevoli dimensioni” disse il sindaco Giuseppe D’Ascenzo, precisando subito dopo che disattese le promesse di investimento, non si poteva che opporsi alla costruzione della sola centrale. Dalla minoranza fu Teresio Di Pietro a suonare la carica e ripercorrere tutte le tappe della vicenda. Parlò così di nyet arrivato dall’alto dopo l’entusiasmo iniziale, fattore che avrebbe causato forti difficoltà alla maggioranza, al punto da disertare addirittura una conferenza sul progetto a Londra nell’ottobre 2002. Infine, a chiudere l’arringa, Teresio Di Pietro disse: “Se non riuscirete a fermare il progetto, ve ne dovrete assumere le responsabilità, perché siete stati voi!”.
Si parlò dell’argomento l’ultima volta in Consiglio comunale nel febbraio 2005, a poche settimane dal voto. Riunione fotocopia della precedente, tutti contrari ma toni ancora infuocati.
Alla fine ci pensò il ministero dell’Ambiente dell’allora Governo unionista di Romano Prodi: nel luglio 2007 Alfonso Pecoraro Scanio diede il definitivo parere negativo. Pietra tombale sulla turbogas e fine di tante polemiche. Molto rumore per nulla, come col Galaxy One alla Marina, come altri argomenti che saranno analizzati nei prossimi giorni su Monteneronotizie.