MONTENERO DI BISACCIA. Ieri è successo casualmente, ma altre volte è stato l’esito di dispettucci elettorali, oltre che un metodo (inaffidabile) per misurare i propri consensi. La reazione del pubblico è di vari tipi: dal tifoso che difende lancia in resta i propri candidati, al liberale un po’ demodé che si indigna. Chi scrive, sia detto a scanso di equivoci, appartiene alla seconda categoria, nel senso che non sopporta i comizi in contemporanea. Da sempre.
Nell’ambito del tour elettorale nei quartieri che sia Montenero che rinasce sia Montenero coraggiosa stanno tenendo, ieri ci sono stati due comizi a distanza di poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Nello stesso orario e divisi da una delle celebri tre porte, la Mancina, che un tempo davano accesso al vecchio castello medievale, hanno parlato i due candidati sindaco Fabio De Risio e Simona Contucci, affiancati dai propri candidati e davanti a una cornice di pubblico pressoché equivalente.
Il tutto, si diceva in apertura, in maniera casuale, a tratti inevitabile poiché dovendo girare per i quartieri il numero di (mini) comizi sarà maggiore rispetto al classico tenuto a fine settimana in piazza. Rimane che si privano i cittadini del diritto di ascoltare entrambi gli schieramenti in lizza per le comunali del 20 e 21 settembre. Se fa niente per chi vuole schierarsi e forse anche farsi vedere in una piazza anziché nell’altra, può infastidire chi è più indeciso oppure, di nuovo, qualche liberal fuori moda.
Guardando al passato recente, anche dei dintorni di Montenero, si scopre che il comizio in contemporanea non solo è una prassi più o meno regolare, ma è stato usato sia come dispettuccio elettorale sia, soprattutto, per fidelizzare i propri elettori e creare un forse discutibile senso di appartenenza.
Aprile 2005: complice la disattenzione avversaria, la lista sfidante Alternativa e sviluppo, nella quale milita anche il futuro sindaco Nicola Travaglini, prenota quattro ore consecutive il palco nell’ultimo venerdì utile per i comizi. Se gli uscenti guidati da Giuseppe D’Ascenzo vogliono parlare devono chiedere un’ora agli avversari. Seguono ore concitate, la maggioranza uscente sta per organizzare un comizio in contemporanea alla distanza prevista per legge (si pensa davanti alle scuole Medie). Finché arriva qualcosa da molto più in alto a frenare i bollenti spiriti politici monteneresi: si aggravano le condizioni dell’allora papa Giovanni Paolo II e sono annullati i comizi in tutta Italia.
Giugno 2009: nella vicina Mafalda sono organizzati di proposito due comizi, in quartieri distanti tra loro centinaia di metri. L’obiettivo è chiaramente misurare le forze e fidelizzare i propri elettori. “Se vai dall’altra parte” sembra il monito, “non sei con noi”. Per fortuna un po’ di via vai si vede.
Marzo 2010: anche a Montenero il comizio dell’ultimo venerdì è organizzato in due diversi posti, e in contemporanea, da due delle liste in competizione. In largo Roma (porta Mancina) Margherita Rosati, in piazza Nicola Travaglini. Quest’ultimo avrebbe di lì a due giorni inaugurato il suo decennio alla guida del paese.
Fu singolare il via vai cui si assistette in via Marconi, strada più breve di collegamento fra i due palchi. Se c’erano elettori che mai si sarebbero fatti vedere dall’altra parte, per fortuna molti altri non si facevano scrupoli di esercitare i propri diritti democratici.