MONTENERO DI BISACCIA. Non tutti l'hanno letto il capolavoro che ne parla, ma tutti si sono sentiti come gli untori in esso descritti: cosa pensa, quali sono i sentimenti e cosa rimane in chi è stato positivo al Coronavirus o semplicemente ha dovuto sottoporsi a una quarantena? Dopo un anno e mezzo non è forse arrivato il momento di dare la parola anche a chi finora non l'ha avuta, anche per non sentirsi ancora una volta tacciato come untore?
Quella che segue è la sintesi estrema di testimonianze raccolte durante un anno e mezzo, senza nomi per tutelare quella riservatezza non sempre garantita in questo difficile periodo. In un paese, Montenero di Bisaccia, che solo per un caso ebbe il primo caso rilevato, il paziente uno del Molise e del circondario. Un paese dove il Covid è forse fin troppo argomento di discussione, anche quando non serve, citato persino in tutti i documenti comunali, oggetto di interventi istituzionali sui social, causa di rimproveri municipali spesso immeritati ma accettati dai più e solo da qualcuno criticati, quasi a mo' di sfida donchisciottesca. Il paese dove con certa leggerezza si è inneggiato al raggiungimento dello stato di "Covid free", senza contagiati. E' stato solo per alcuni giorni, non era poi così complicato prevedere che quel "risultato" non poteva essere che effimero.
Un anno e mezzo di paura, di caccia a un colpevole a tutti i costi per un nemico invisibile. Troppo difficile resistere alla tentazione di individuarlo in chi, spesso per caso e senza alcun sintomo, è risultato positivo al tampone. E certe esperienze lasciano il segno, ma guai a parlarne.
Così è accaduto che a una donna si dicesse "non ti avvicinare troppo a quella casa", mentre portava la busta della spesa ai propri genitori in quarantena. E' successo che gli amici di una vita di colpo abbiano cambiato atteggiamento di fronte a una positività . Chi ha affermato che la positività , ma anche solo la quarantena in quanto contatto stretto, gli ha fatto conoscere la vera natura delle persone. E un po' tutti a confessare di aver rivisto le proprie opinioni su parte dei conoscenti dopo l'esperienza del confinamento, con o senza sintomi. Ancora c'è stato chi si è sentito intimare di tornare a casa, pena una denuncia alle forze dell'ordine, pur avendo in tasca il risultato del secondo tampone negativo. D'altronde la delazione facile è un po' la cifra della pandemia in corso, tutti eroi della legalità e paladini del rispetto di regole che spesso nemmeno si conoscono. Come quell'agricoltore che stava lavorando un terreno, solo e lontano almeno un chilometro dal più vicino essere umano. E' stato avvistato, vai a capire come, e denunciato perché doveva restare in casa, cioè in masseria.
Che dire infine dei nomi dei contagiati che circolavano su Whatsapp prima ancora che agli stessi interessati fosse comunicato ufficialmente. Una plateale violazione della riservatezza, l'evidenza che nella catena di comunicazione dalla Asl in poi c'era una pericolosa falla. Accadeva da un bel po', i nomi degli untori circolavano a suon di bit sulla catena di san Covidio come se nulla fosse, finché non è arrivata la denuncia pubblica di un consigliere comunale di minoranza. Una battaglia fatta propria anche da Monteneronotizie. Alla fine cambiava il metodo di comunicazione dei risultati e diventava molto più difficile conoscere i nomi. Dispiacque a qualcuno, non a chi non dimentica che i diritti fondamentali dell'uomo vanno oltre una pandemia che passerà , comunque vada.
Sono le voci di chi ha subìto finora, di chi è risultato positivo spesso per un mero caso, come chi per un semplice raffreddore ha fatto un tampone che molti non avrebbero fatto e pertanto non si sarebbero nemmeno accorti di niente. Eppure da quel momento il positivo per caso, senza sintomi se non quel raffreddore chissà se davvero collegato al Covid, è diventato l'untore, quello che anche se esprime perplessità e racconta la propria esperienza, fosse anche per telefono, rischia di mettere in pericolo la salute altrui.
Eppure basterebbe guardarsi intorno per capire che può succedere a chiunque. O ancora, basterebbe leggere I promessi sposi: "Con una tal persuasione che ci fossero untori, se ne doveva scoprire, quasi infallibilmente: tutti gli occhi stavano all’erta".
Pazienza se c'è stato chi, in ogni parte del mondo, l'ha capito dall'inizio di marzo 2020 e invano (forse) ha cercato di avvisare come tale atteggiamento fosse foriero di danni a lungo termine. Oltre che perfettamente inutile ai fini del superamento della pandemia.