MONTENERO DI BISACCIA. Forse persino i più giovani, quelli nati quando lui già aveva deciso di andarsene altrove ne hanno sentito parlare. E forse almeno una parte di loro sa che Montenero deve tanto, in ambito sportivo e non solo, a Luigi Calgione. Da stanotte non c'è più, è morto all'età di ottanta anni presso l'ospedale di Sulmona.
Luigi Vittorio Calgione, da tutti chiamato Ginottino, era nato il 14 aprile 1941 a Montenero e era noto come imprenditore nei campi dell'edilizia privata e pubblica, con specializzazione per la costruzione di impianti sportivi, ma anche in altri settori come fabbricazione di mobili, estrazione e lavorazione del gesso. A parte questo, è ricordato per il contributo dato allo sport montenerese, forse tuttora insuperato. Oltre a far correre per le strade cittadine i bolidi di Formula 3 (quando era possibile), è stato presidente della squadra di calcio, di pallavolo e della società ciclistica. E i risultati certo non sono mancati, dall'approdo in serie B della squadra di pallavolo all'arrivo (e partenza) di una tappa della Tirreno-Adriatico nel 1984. Anni in cui i ragazzi di Montenero, se volevano, dovevano solo scegliere fra calcio, pallavolo, ciclismo e altri sport. Nelle varie discipline Ginottino dava la sua entusiastica (e anche generosa) spinta.
Era semplicemente il presidente, colui che una sera tornò dai dirigenti della squadra di ciclismo Sc Montenero dicendo: "che ne dite se ospitiamo una tappa della Tirreno-Adriatico?". E subito dopo tutti a scuotere la testa, se non a pensare a una burla. Dove trovare tutti quei soldi!? E invece Calgione disse loro che dovevano solo rispondere sì e garantire il proprio impegno, al resto avrebbe pensato lui. L'evento è ancora ricordato.
Ma il destino non è sempre grato. Il brillante imprenditore Ginottino, colui che aveva costruito il palazzetto e non si sa quante case a Montenero, oltre che tanto altro per esempio a Castel di Sangro, aveva davanti a sé fosche nubi. I primi anni Novanta furono un periodo difficile per molte imprese, in tutta Italia, e quella di Calgione non fece eccezione. Eppure anche nelle difficoltà che avrebbero comprensibilmente spezzato chiunque, le sue qualità fuori del comune, ancora una volta, vennero fuori.
Lasciò Montenero e si trasferì a Castel di Sangro, dove pian piano costruì un mega impianto turistico-ricettivo. Non mancò di impegnarsi nello sport anche nel centro abruzzese, dove fu vice presidente della squadra di calcio durante la permanenza in serie B. Che secondo tempo della vita, il suo.
Ma fece anche una scelta rimasta incomprensibile per molti, sicuramente per chi lo stimava: non volle più farsi vedere nel suo paese, pur continuando a rimanerne informato nei minimi dettagli. Risaliva la china e ridiventava quello che era sempre stato, un bravo imprenditore, ma lontano dalla sua Montenero. Dove pure aveva figli e nipoti, che andava a trovare anche spesso, ma lontano dallo sguardo dei compaesani.
Finché nell'agosto 2009 non riuscì nell'impresa l'amico di una vita Dante Di Cintio, che lo fece tornare durante la manifestazione "Lo sport a Montenero ieri e oggi". Un'attesa seppur parziale riconciliazione.
Montenero perde oggi una persona speciale. E perbene.
Il video del suo ritorno a Montenero nel 2009