Partecipa a Montenero Notizie

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Quando il ponte sul Trigno andò giù e rivelò la fragilità montenerese

Vent'anni fa l'alluvione il cui danno maggiore alla viabilità fu il crollo della struttura ad archi che collegava Montenero e San Salvo

Condividi su:

MONTENERO DI BISACCIA. Moglie e marito sentono la botta sotto la scocca e la donna si accorge che è entrata dell'acqua nell'abitacolo. Uno spavento che la tormenterà per mesi. Dall'altra parte tre di Mafalda sono appena passati, ma non sono riusciti a tornare indietro, perché nel frattempo il ponte si è incrinato, si sono fermati appena in tempo davanti alla fenditura e ne hanno percorso metà in retromarcia. Attimi, tanta paura, il sangue freddo per capire che bisogna dare l'allarme e fermare chiunque provi ad attraversare il ponte sul Trigno.

Esattamente venti anni fa. Era sabato il 25 gennaio 2003 quando la struttura ad archi costruita negli anni Trenta andava giù a causa dell'alluvione. La sera prima come accennato il primo cedimento, le ultime persone che sentono la crepa sotto l'auto, addirittura entra l'acqua nell'abitacolo. Il ponte che collega Abruzzo e Molise, a confine fra i territori di Montenero e San Salvo, chiuso con blocchi di cemento grandi un metro cubo ciascuno. L'indomani alle 12:58, davanti a una folla di curiosi nonostante continui a piovere (così da tre giorni consecutivi), il quinto pilone va giù. Due regioni divise e Montenero che non può più andare a San Salvo. Si spiegherà fra poco il perché di questa puntualizzazione a senso unico.

È il danno più grave alla viabilità di quella disastrosa alluvione, che allaga la zona industriale di Termoli, una miriade di attività commerciali e turistiche lungo tutta la costa molisana. Esondano Trigno, Biferno e ogni altro corso d'acqua che sembra approfittare per dare una lezione all'uomo: non l'avete capito che un fiume, ma persino un torrente, il territorio circostante che è suo prima o poi lo riprende?
Il giorno dopo il crollo, domenica 26 gennaio 2003, l'aria è surreale sul ponte mozzato in due. C'è il sole ma l'aria è pungente, sul versante molisano i monteneresi, su quello abruzzese i sansalvesi. Ci si guarda a vicenda e ci si saluta. Fra le due comunità i legami sono sempre stati stretti, amicizie, matrimoni, lavoro.

Il ponte sul Trigno è stato costruito a inizio anni Trenta e più volte nel corso della sua settantennale storia ha subito danni ed è stato chiuso. Su di esso è scritta anche una pagina di storia della Seconda guerra mondiale. Nell'autunno 1943 fu infatti minato e buttato giù dai tedeschi, i quali intendevano attestarsi al di là del fiume dopo lo sbarco degli Alleati a Termoli, alla cui testa c'era Bernard Montgomery. Ponte giù affinché gli inglesi non potessero passarvi, ma il guado riuscì lo stesso e a pochi metri dal viadotto si consumò la battaglia del Trigno. Vinsero gli Alleati e la Wehrmacht si spostò più a nord, a Ortona, dietro la cosiddetta linea Gustav. Intanto il ponte sul Trigno, con più arcate distrutte, fu fatto ricostruire dagli Alleati stessi, ricorrendo a maestranze locali, anche monteneresi.

Tornando al 2003, le due Province coinvolte, cui appartengono strada e ponte, si cominciano subito a sentire per risolvere il problema del collegamento interrotto. Sia San Salvo sia Montenero hanno la fortuna di avere un assessore provinciale: Nicola Argirò oltre Trigno, Giuseppe Chiappini da questa parte. Sono loro due a condurre le difficili operazioni iniziali, assieme ai tecnici dei due enti.
Sul posto anche i militari del Genio, che sconsigliano una struttura provvisoria. Dopo il loro sopralluogo l'incontro si tiene nella sala consiliare di San Salvo e per arrivarvi la delegazione montenerese deve fare un giro molto più lungo del normale, vale a dire sulla Statale 16 passando per il Mergolo. Chi scrive è lì e vede i sindaci di Montenero Giuseppe D'Ascenzo e di San Salvo Gabriele Marchese non salutarsi nemmeno. È il periodo in cui la città abruzzese dice no a qualunque cosa voglia fare Montenero, che ha appena approvato il nuovo Piano regolatore e sta per realizzare diverse grandi opere alla Marina. D'altronde il giorno dopo il crollo, sul moncone abruzzese del ponte, è stato sentito un esponente politico dire: "finalmente abbiamo tagliato i ponti con Montenero di Bisaccia". Battuta infelice e ingenua, perché è San Salvo ad avere maggior convenienza economica con quel ponte.

Un paio di mesi dopo il crollo le Province organizzano un incontro, stavolta con la cittadinanza, nella sala consiliare di Montenero. La loro intenzione è di annunciare che non ci sarà nessun passaggio provvisorio, così da impiegare tutte le risorse per il ponte nuovo. In altre parole, pazientare adesso, ma avere direttamente il nuovo in tempi più brevi rispetto a quelli necessari se prima si realizza una bretella.
E qui è il caso di fare attenzione a quello che succede: i mormorii e infine le grida fanno cambiare opinione a sindaci, assessori provinciali e tecnici presenti. Si sentono brevemente fra loro e in pochi minuti realizzano che un passaggio provvisorio è l'unica via percorribile. Se non si è capito, è stata l'opinione pubblica – soprattutto montenerese – a far cambiare loro idea.
La bretella provvisoria arriva alla metà di giugno e riapre l'agognato collegamento. Desiderato dai monteneresi, conveniente per i sansalvesi, fra poco si spiegherà perché. Durerà fino alla ricostruzione vera e propria, iniziata pochi giorni prima del Natale 2005, ma si romperà parecchie volte a causa della piena del Trigno. Ogni volta chiusura per alcuni giorni e diecimila euro e passa di danno. Il ponte nuovo arriverà nel giro di un anno, con i 3,5 milioni di euro equamente distribuiti fra le due Province. Ciò che diventerà un'ennesima leggenda alla montenerese: hanno pagato solo di là. Argomento trattato anche questo fra alcune righe.


A chi serviva e serve il ponte sul Trigno? A tutti, ovvio, ma ai sansalvesi per guadagnare e ai monteneresi per spendere. Questi ultimi già allora andavano a San Salvo per qualsiasi acquisto, ma ancora no a passeggiare, come oggi. Il flusso economico, allora come oggi, ha un solo verso: da qui a lì. In quel periodo bastava chiedere a qualunque operatore economico di San Salvo, ma anche di Vasto, per sentirsi rispondere che erano diminuiti i clienti di Montenero. Perché col giro così lungo si riteneva meno conveniente andarci. Viceversa in quel periodo aumentarono gli incassi di alimentari, ristoranti e pizzerie in paese. Fenomeno che in proporzioni ancora maggiori si sarebbe osservato anni dopo con la chiusura di tutto causa Covid.
Questo senza dimenticare che molti monteneresi vanno a lavorare nella zona industriale di San Salvo. Ma dal punto di vista commerciale – e non solo – la convenienza economica è solo a favore del confinante centro abruzzese. Sono i diretti interessati ad ammetterlo.
Chi ha ricostruito il ponte sul Trigno? E qui si arriva alla solita leggenda alla montenerese, che si può smontare in un attimo ma non cesserà di circolare. Sia la bretella provvisoria, sia il ponte vero e proprio sono stati pagati metà ciascuno dalle due Province. Non può esserci alcun dubbio su questo, parlano le carte, i bonifici, i cartelli di cantiere lasciati lì e ancora in parte leggibili dopo sedici anni. A voler essere puntigliosi, ci fu un leggero ritardo nello stanziamento della somma da parte della Provincia di Chieti. Accadde quando la maggioranza cambiò, diventando paradossalmente dello stesso colore dell'omologa di Campobasso, cioè di centrosinistra. A far passare circa sei mesi a vuoto, fu in realtà la perdita per San Salvo dell'esponente provinciale Argirò: lui i fondi li aveva messi in bilancio, ma passò in minoranza alle successive elezioni e arrivati gli altri congelarono per un po' quei soldi.
Ergo, la leggenda che a ricostruire il ponte fu solo l'Abruzzo è, appunto, una leggenda. Continuerà a circolare, ci sarà chi seguiterà a smontarla. Vedremo chi si stancherà prima.

Perché il ponte crollò? Il quinto pilone cedette quando il fiume terminò un'operazione evidentemente cominciata molto prima: erodere il fondo di inerti e togliere letteralmente il terreno sotto il pilastro. In quegli anni in tutta Italia caddero diversi ponti per ragioni analoghe e dopo di allora il prelievo di ghiaia e inerti per scopi edilizi è stato rivisto dal punto di vista normativo. Basta guardare le prime foto del ponte, negli anni Trenta, per vedere come l'alveo fosse molto più esteso e non vi fosse quella specie di canyon che si osserva oggi. Quando l'uomo esagera, prelevando e restringendo lungo tutto il corso, il fiume prima o poi si riprende ciò che è suo. È accaduto vent'anni fa, può succedere ancora.


Nella foto di copertina: il giorno dopo il crollo ripresa dal moncone montenerese
Foto nel testo, dall'alto: ripresa dal versante abruzzese poco prima del crollo, il momento esatto del crollo, la quiete del giorno dopo, militari inglesi osservano il ponte appena riparato (1943), sopralluogo di tecnici delle Province e miliari del Genio, la bretella provvisoria appena aperta, una dei tanti allagamenti della bretella, riunione tecnica nella sala consiliare di San Salvo, il ponte e il fiume com'erano negli anni Trenta, il nuovo ponte inaugurato nel dicembre 2006 e ripreso dallo stesso punto di osservazione dei militari inglesi nel 1943.
Temi correlati:
Il caso ponte sul Trigno, di Rossano D'Antonio, libro digitale disponibile gratis su Biblioteca digitale molisana e abruzzese

Condividi su:

Seguici su Facebook