MONTENERO DI BISACCIA. Risveglio allagato in centro parte due e il punto di rottura pare essere lo stesso di una settimana fa. In tutta evidenza, come può accadere, deve essersi rotto proprio vicino alla riparazione fatta pochi giorni fa.
Una rottura all'acquedotto in piazza, nei pressi della villa comunale, ha inondato il centro e via Argentieri nel primo tratto. Stesso copione della settimana scorsa, così come l'orario, nelle vicinanze dell'alba. Identico il punto e, ironia della sorte, bisognerà rompere il cemento proprio adesso che era finito il processo di indurimento. Capita.
I tecnici comunali hanno presto chiuso l'acquedotto e al paese toccherà stare una mattinata a secco, se il tempo di riparazione sarà simile, come è ipotizzabile, alla settimana scorsa.
Intanto non mancano i commenti di cittadini che chiedono sia rifatta l'intera rete idrica. Impresa impossibile, dai costi proibitivi, è facile supporre. Eppure dopo decenni è normale che la rete idrica faccia acqua da tute le parti, letteralmente.
L'acquedotto arrivò a Montenero di Bisaccia nel 1962 e qualche tratto delle condutture che percorrono le viscere dell'abitato ancora risale a quel periodo. Prima di allora ogni famiglia doveva procurarsi la razione giornaliera del più prezioso dei liquidi attingendo alle fontane. Ce n'era una in piazza, per esempio, immortalata in varie foto nelle sue diverse versioni.
Foto: la fontana nel centro di Montenero di Bisaccia, inizi 1900
L'ultima fontana, almeno ottantenne ormai, è ancora visibile nella parte inferiore della villa comunale, sebbene spenta. Tornando all'approvvigionamento idrico delle famiglie, a occuparsene erano soprattutto le donne di casa. Arrivavano in loco con un tino, spesso portato con abilità inspiegabile e sfidando le leggi della fisica in equilibrio sulla testa. Cominciava così l'attesa, perché spesso usciva solo un filo d'acqua e occorrevano ore per il proprio turno. A volte qualcuna provava a fare l'altruista e cedeva il posto a chi manifestava necessità impellenti: non era raro pentirsene subito dopo, quando arrivato il proprio turno la generosità era ripagata dalla fine del flusso, non correva più nemmeno quel filo d'acqua.
Foto: la fontana di ghisa con donne intente a prendere l'acqua, anni Cinquanta
Ne va che l'arrivo dell'acquedotto rappresentò un balzo avanti di proporzioni difficili da comprendere oggi. Ad avviare le procedure per ottenere il finanziamento dalla Cassa per il Mezzogiorno fu l'amministrazione di Antonio Argentieri, durante la sua breve reggenza nel 1953. Durante l'estate dello stesso anno fu avviata la progettazione, poi come visto, occorse aspettare fino al 1962 per usufruire dell'opera. Il sindaco che la presentò ai monteneresi fu pertanto Fioravante Di Bello.
L'allaccio alla rete costava seimila lire, circa una novantina di euro di oggi, e prevedeva un rubinetto, posto generalmente dietro la porta d'ingresso a pianterreno, e qualche metro di tubo fissato al muro e non incassato. Con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno fu realizzata anche la prima fontana al centro della villa comunale (parte superiore), dove un tempo c'era la cassa armonica. Quella fontana sarà cambiata due volte, quella odierna è lì dal 1988.
Foto: la villa comunale con al centro la fontana della Cassa per il Mezzogiorno, anni Sessanta