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L'acqua costa di più con la nuova gestione?

La bolletta col nuovo gestore: scende la quota fissa ma aumenta quella del consumo effettivo. Analisi e confronto tra prima e dopo, Comune e Grim

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MONTENERO DI BISACCIA. L'arrivo delle bollette dell'acqua col nuovo gestore ha causato una sorta di alluvione: di polemiche ma soprattutto di sconcerto mista a sorpresa. Complice una falla nel sistema di fatturazione automatica, che ha fatto arrivare bollette impazzite anche da oltre dodicimila euro (link all'articolo in fondo), c'è stato un certo sconcerto a Montenero come in altri centri della regione. Perché adesso il gestore è unico per tutti i Comuni, i quali alle tante incombenze di cui si sono liberati, negli ultimi anni, aggiungono anche la gestione dell'acquedotto.
Ma assieme alle bollette impazzite, problema per altro già risolto dalla Grim, con la nuova gestione si paga di più, di meno, uguale? Un qualcosa che va analizzato e abbiamo provato a farlo.
La fattura dell'acqua conta essenzialmente cinque voci, che vanno dal consumo vero e proprio (i metri cubi di acqua fatta scorrere) ad altre quote la cui destinazione è specificata. Pertanto vi sono una quota fissa, che si paga a prescindere da tutto il resto, una per i costi di depurazione, altre per le fognature, il consumo effettivo e gli oneri di perequazione. Questi ultimi servono a compensare i costi sostenuti nell’interesse generale, per esempio solidarietà in caso di calamità naturali o agevolazioni per determinate categorie. Arrivando allo specifico del cambio di gestione dal Comune alla Grim, cosa è cambiato? Ecco.
La quota fissa con la gestione comunale era di 31 euro all'anno adesso è passata a 19, ma prima di cantare vittoria il consumatore farebbe bene a continuare la lettura. Sostanzialmente invariate le quote fognatura (da 0,09 a metro cubo prima, 0,10 adesso) e depuratore (0,26 prima, 0,30 adesso), mentre sono scesi leggermente gli oneri di perequazione: 0,022 euro per metro cubo prima, 0,01879 adesso. Costa dieci centesimi di meno anche la spedizione della bolletta, sperando che comincino a prevedere la rinuncia al cartaceo, abolendo quindi quel balzello e facendo scegliere la sola versione digitale, anche perché per posta arriva sempre in ritardo.
Fin qui una situazione di sostanziale uguaglianza fra il vecchio e il nuovo, ma c'è una voce che cambia e, attenzione, è quella che può fare e che farà la differenza: il costo per metro cubo di acqua consumata. 
Con il Comune le tariffe erano due: 0,41 euro fino a 150 metri cubi consumati, 0,68 per gli eccedenti. Cambiano le cose con la Grim: 0,42 euro fino a 60 metri cubi, 0,60 da 61 a 168, 0,90 da 169 a 216 e via salendo fino ad arrivare a 2,40 euro per metro cubo oltre i 276. L'intento è sempre quello di scoraggiare gli spreconi, come chi sta sotto la doccia mezzora anche se a togliergli lo sporco addosso bastano cinque minuti. Ma più che alle fasce di prezzo "punitive" occorre fare attenzione alla seconda, quei 0,60 euro dopo il sessantesimo metro cubo consumato. È lì che cambiano gli importi in fattura per la grande maggioranza delle utenze domestiche.
Esempio numero 1. Considerando il consumo medio di una famiglia di 120 metri cubi annui, con il Comune la quota acquedotto sarebbe stata di 49,20 euro, con la Grim diventa 61,20. Bisogna aggiungere l'Iva al 10%.
Esempio numero 2. In questo caso si tiene conto di due bollette reali, l'ultima emessa dal Comune di Montenero di Bisaccia (periodo 1 gennaio-30 giugno 2022) e la prima arrivata in questi giorni dalla Grim (1 luglio-31 dicembre 2022). Il consumo è pressoché identico nelle due fatture (76 e 78), ma non i totali: 87,46 col Comune, 100,31 con la Grim. Per non complicare ulteriormente la comprensione, non si riportano in questa sede i dettagli dei calcoli fatti, basti dire che la bolletta della Grim, cioè del nuovo e attuale gestore, con le quote del Comune sarebbe stata di 89 euro, undici euro in meno. Conclusione: meno quota fissa, uguali gli oneri vari, ma ritocco al rialzo per i consumi.
Ne va che l'acqua costa qualcosa in più adesso, poiché la maggior parte delle famiglie supera largamente i sessanta metri cubi all'anno.
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