MONTENERO DI BISACCIA. Fare a pezzi certo conformismo anti patriarcato in modo simpatico: Max Giusti conquista il centro bassomolisano. Ieri sera l'esibizione nell'ambito della festa patronale di san Matteo. Per un'ora e mezzo lo show man, oltre che attore e presentatore televisivo romano ha tenuto incollate le centinaia di persone accorse anche dai centri limitrofi.
"Bollicine" il titolo dello spettacolo che sta portando in giro per l'Italia, fatto soprattutto di gag e monologhi, alternati a parti musicali, dove lo stesso Giusti si esibisce come cantante.
I trap che cantano del loro fatturato, ma continuando a lamentare un improbabile destino loro avverso; oppure certo femminismo che vede patriarcato dappertutto ma non che certe difficoltà le hanno anche gli uomini. Max Giusti fa una satira di tutti i giorni, dove tutti si riconoscono, "laica" per quanto riguarda la politica: non nomina un solo esponente. Menziona il paese che lo ospita, e paga, decine di volte. Un segno di rispetto, ma anche l'occasione per rendere partecipe delle sue gag gli abitanti del posto dove si trova. Scende fra il pubblico, ricorda i nomi di chi poco prima ha invitato a dire la sua sull'argomento che sta trattando. Esilarante il racconto di quando rivede una certa Patrizia che gli avrebbe dato un due di picche negli anni Ottanta invecchiata e con la voce alla Mario Biondi a causa del fumo.
Il tutto intervallato da momenti musicali, con canzoni italiane ma anche straniere. Il periodo preferito è comprensibilmente il suo, quello degli attuali cinquantenni, da Baglioni agli Spandau Ballet. Eppure Max Giusti, per scherzare sui rapper moderni, riesce a cantare parlato com'è in uso adesso con velocità e precisione metronomica. Subito dopo un brano di Baglioni o Vasco Rossi, per fare il paragone: "un tempo si scrivevano solo canzoni d'amore, adesso parlano del loro fatturato, ma che ce ne frega".
"Bollicine" è uno spettacolo che convince e funziona, lo dimostra l'apprezzamento del pubblico di ieri sera, per la soddisfazione del comitato feste che ancora una volta ha centrato l'obiettivo di riuscire a conciliare l'aspetto ricreativo, con nomi di spicco, con quello religioso.
Unico appunto, se proprio si vuole, va fatto all'impianto o alla sua regolazione: come di moda da alcuni anni l'eccessiva presenza di frequenze medie non fa distinguere gli strumenti. Praticamente la chitarra è difficile sentirla, il basso si confonde eccessivamente con la grancassa, la tastiera a volte invade tutto. Ma per fortuna la voce di Max Giusti si sente sempre. E in fondo è quello che conta.