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L'ultimo sindaco di partito: ecco chi è stato Cistullo

L'insegnante ed esponente politico è morto stanotte nella casa di riposo dove era ospite. Il racconto della sua esperienza e dell'eredità che lascia: dalla costruzione del centrosinistra al Prg che oggi è uno sconosciuto

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MONTENERO DI BISACCIA. Con lui se ne va l'ultimo sindaco eletto con un simbolo di partito in lista e l'ultimo ante elezione diretta. Michele Cistullo si è spento stanotte presso la casa di riposo Villa Santa Maria, dove era ospite da un po'. Nato il 28 ottobre 1937 a Sannicandro Garganico (Fg), trasferito a Montenero in gioventù, dove trovò anche moglie, ha svolto per tutta la vita la professione di insegnante di materie umanistiche. Era il professore di italiano e storia nel locale Istituto commerciale, quando c'era, e a lui erano affidati gli alunni nel triennio dal terzo al quinto anno.
Ma Cistullo è stato anche, se non soprattutto, un esponente politico di lunga esperienza. Sempre a sinistra.
L'esordio in Consiglio comunale avvenne nel 1975, quando fu l'ultimo degli eletti nella lista del Partito comunista italiano con centonovantasette voti. Cistullo rappresentava la nuova generazione in seno al Pci, partito che sarebbe di lì a poco entrato in maggioranza con la Democrazia cristiana, nel famoso compromesso storico alla montenerese.
Alle elezioni comunali di cinque anni dopo invece fu il primo eletto nel suo partito (337 voti), che però si spaccò e, non solo per questo, andò incontro a cinque anni di opposizione. Si rifarà nel 1985, quando avverrà il secondo compromesso storico alla montenerese. Diventò infatti sindaco Nicola D'Ascanio e Cistullo fu nominato assessore supplente, carica in seguito sparita. Portò la sua firma una mozione ai tempi del famoso Galaxy One, nel 1987. Il mega progetto mai realizzato, quasi certamente irrealizzabile e probabilmente antenato in tal senso del South Beach di molti anni dopo, vedeva contrario il Pci. Ciò che spaccò la maggioranza per un po', si rischiò il ribaltone nella coalizione a causa di contrasti evidentemente ideologici, ma alla fine tutto rientrò. Per un po'.
Alle elezioni comunali del 1990, quelle clamorose perché tinsero di rosso Montenero ma per assurdo videro cadere quella maggioranza a tempo di record, Cistullo era ormai un veterano. I suoi 280 voti, quarto nella lista, tradivano il suo reale peso politico. Anche se non entrò in giunta, il professore era un riferimento indiscutibile della sinistra montenerese. E non solo, viste le sue esperienze in Provincia, per esempio. Ma come detto, quell'amministrazione tutta rossa, l'ultima col simbolo di falce e martello, finì presto.
Si tornò al voto nella primavera 1992, quando Cistullo come l'ormai consolidato leader della sinistra montenerese Nicola D'Ascanio erano candidati con il Partito democratico della sinistra, derivato dello storico Pci. Il professore fissato con Foscolo (ogni insegnante di lettere ha un autore di riferimento) prese 277 voti, quello evidentemente era il suo potenziale, vista l'esigua differenza rispetto a due anni prima. Dopo una fase turbolenta e un ricorso al Tar, il Pds tornò infine al potere e sindaco, per la terza volta, fu eletto D'Ascanio (non c'era ancora l'elezione diretta, si passava per il Consiglio comunale).
Arrivò così infine il 1995, l'anno della svolta per Cistullo, quando D'Ascanio diventò consigliere regionale (poi anche assessore) e dovette lasciare la carica di sindaco. Era già in vigore l'elezione diretta, che significa ritorno alle urne in caso di dimissioni del sindaco, ma a Montenero c'era da finire il mandato che faceva riferimento ancora alla vecchia normativa. E fu così che il 4 maggio 1995 Michele Cistullo divenne sindaco, a vent'anni esatti dal suo ingresso nell'agone politico montenerese. Il suo primo discorso in fascia tricolore fu caratterizzato da "quattro luoghi":
"Desidero esprimere in primo luogo apprezzamento per il lavoro svolto dalla maggioranza precedente e, in particolare, dalla giunta, guidata ed armonizzata con efficacia dal sindaco D'Ascanio (...). In secondo luogo voglio precisare che la maggioranza consiliare (...), è politicamente omogenea sotto l'aspetto ideale e della prassi operativa in quanto si riconosce nello schieramento e area di centro-sinistra (...). In terzo luogo la indicazione della mia persona a sindaco non rappresenta un'interruzione del rinnovamento che noi del Pds abbiamo sempre realizzato, in quanto non è l'età anagrafica a rinnovare, ma le idee e i comportamenti, e sotto questo aspetto la mia persona non ha niente da invidiare ai più giovani consiglieri di maggioranza, tutti ugualmente meritevoli ed idonei per assumere la carica di capo dell'amministrazione. In quarto luogo rivolgo l'appello a tutti i consiglieri affinché mostrino, come hanno fatto finora, senso di responsabilità e maturità civile e politica".
Questo il discorso tenuto nel teatrino parrocchiale, poiché il municipio era in fase di ricostruzione dopo il cedimento del settembre 1992. Sarà infatti Cistullo a inaugurare l'edificio una volta pronto. Era l'epoca in cui il centrosinistra si consolidava a Montenero e si preparava alla lunga stagione di potere, fra luci e ombre, che sarebbe durata per ancora un decennio e oltre.
Durante la reggenza di Cistullo, di soli due anni, gli argomenti più importanti furono l'avvio dei lavori all'atteso nuovo stadio (l'attuale De Santis), lavori per arrivare alla riapertura del palazzetto dopo un contenzioso giudiziario che la sua stessa parte politica aveva probabilmente contribuito a esacerbare, nuovo depuratore (l'attuale in contrada Canniviere). Infine una voce difficile, un po' bestia nera un po' trofeo della sinistra montenerese: il nuovo Piano regolatore generale. Atteso da anni, avviato dalla più efficace ma più cedevole ai compromessi Democrazia cristiana, era in dirittura d'arrivo. La variante al Prg avrebbe permesso di sbloccare l'edilizia (all'epoca i muratori di Montenero emigravano ancora finanche in Germania), di risolvere l'annoso problema dello sviluppo turistico della Marina (bestia nera della sinistra montenerese). Lo strumento principe della pianificazione, quello che guarda più lontano laddove è facile, per un amministratore, pensare alle festicciole.
Cistullo ne curò le fasi finali e, arrivato a fine mandato, chiuse i documenti in un cassetto e li lasciò a chi sarebbe arrivato dopo. Un gesto che denotò forse poca ambizione, ma sicuramente altrettanta correttezza istituzionale. Il nuovo Prg arriverà dopo e i frutti saranno goduti non dal suo successore, ma ancora dal successivo. Basti pensare che dal 2010 quella parola sarebbe diventata sconosciuta ai diversi amministratori comunali che sarebbero stati in maggioranza. Con tutti gli effetti negativi che possono derivarne e col carico di lavoro che dovrà sobbarcarsi chi ci metterà mano, dopo tanti anni.
Michele Cistullo, ormai a fine mandato, curò la richiesta di mutui per ristrutturare le scuole Elementari e Medie.
Alle comunali del 1997 non si ricandidò e di fatto finì la sua esperienza come amministratore comunale. Provò senza fortuna a candidarsi alle regionali nel 2006, per poi uscire di scena con discrezione a sessantanove anni.
Negli ultimi anni è diventato come si suol dire "social" e ha pubblicato su Facebook diversi brani di un libro su Montenero con sue memorie e testimonianze raccolte che, annunciato a conoscenti vari, in effetti non è mai uscito. Ragionevole sperare che gli eredi, dovessero trovare quei documenti, li mettano a disposizione di chi vorrà riordinarli e perché no pubblicarli. 
Che eredità lascia Michele Cistullo? È stato un uomo politico di altri tempi, quando era peccato capitale il cambio di casacca oggi a volte applaudito. Comunista ma capace di dialogo con i moderati, non a caso nei due compromessi storici del '75 e dell'85, così come nell'avvio del centrosinistra organico degli anni Novanta, era lì. Innamorato della politica e per questo candidato senza speranza alcuna alle regionali a fine carriera, ma anche capace di resistere alla sirena del potere e controllare che non vi fosse la colla sulla poltrona che andava a occupare.
Forse nel 2024 l'eredità della generazione di quelli come Michele Cistullo può dirsi esaurita, ma se ancora si rivalutano gli anni passati, se la pianificazione urbanistica - e non solo - è ancora quella cui lui e altri hanno lavorato in quel tempo, forse più di qualcosa è rimasto. Forse, ogni tanto, chi è arrivato dopo farebbe bene a fare un ripasso di storia, fermo restando i limiti che avevano Cistullo e quelli della sua epoca. Ma forse, di nuovo, almeno avevano il coraggio di riconoscerli.
In chisura il lettore perdonerà una piccola riflessione personale dell'autore di questo articolo. Cistullo è stato l'insegnante che ha definito un mio compito di italiano il migliore della classe, nonostante avessi parlato male del comunismo e dell'Unione sovietica dal primo all'ultimo rigo. Era il 1988, c'era ancora il muro di Berlino. Sapevo che il compito sarebbe stato corretto da un professore comunista. Fu ben più di una lezione di italiano.
Considerando articoli e libri scritti, il sottoscritto ha fatto arrabbiare e avuto scontri almeno una volta con quasi tutti i sindaci di Montenero dal 1975 a oggi, quando erano in carica o attraverso scritti posteriori. Tutti tranne due, e uno di loro era Michele Cistullo. Oppure, se si è arrabbiato, non l'ha dato a vedere.
Foto in alto Cistullo nel 2004, sotto tratte dall'archivio di Antonio Assogna
un giovane Michele Cistullo nel 1959

Negli anni Ottanta insieme ad Armando Benedetto (sindaco 1980-85)

Anni Ottanta: da sinistra Michele Cistullo, Pasquale Colagioia, Luca Palombo, tutti esponenti del Pci

Manifesti elettorali del 1985

1995: quando era sindaco di Montenero di Bisaccia

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