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Due "sconosciuti" per raccontare un pezzo di storia locale

Muzi e Gatto furono attivi in amministrazione comunale negli anni 50-70. Dagli scatti di Gorizio Pezzotta ancora un'occasione per ripercorrere il passato di Montenero

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MONTENERO DI BISACCIA. E questi chi sono? Domanda più che prevedibile, ma ancora una volta nella risposta vi è la conferma che le foto di Gorizio Pezzotta, fatte a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, possono aver impressionato sulla pellicola frammenti di storia locale anche inquadrando gente comune. Già, perché nel mirino della sua reflex poteva capitare chi aveva rivestito un ruolo pubblico e, sebbene oggi sconosciuto, dà occasione per ricordare fatti del passato.
La foto, ottenuta incollando due ritagli, mostra due esponenti monteneresi del celebre Partito comunista italiano. Ambedue sono stati consigliere comunale e assessore in certi periodi, anche movimentati. Vediamoli.
Giovanni Muzi (a destra) in quanto ad atteggiamento richiama un celebre segretario del Pci. Ma non sappiamo se l'immancabile sigaretta, proprio come Enrico Berlinguer, sia della Rothmans e se a questa marca anche Muzi sia arrivato dopo l'uscita dal mercato delle Turmac, come l'indimenticato leader comunista. Dal canto suo, prima di Berlinguer, fece riferimento anche agli altri segretari del partitone rosso, da Togliatti in poi.
Muzi fu consigliere comunale di minoranza nella legislatura 1956-60 e si opponeva pertanto al sindaco Emilio Gabriele, il più giovane mai avuto (27 anni all'elezione). Evento clou fu l'abbandono dell'aula di dieci consiglieri nel febbraio 1959, quando saltò il numero legale e per approvare il Bilancio dovette arrivare il commissario prefettizio. Fra i dieci c'era anche Giovanni Muzi. Il quale nella successiva legislatura non fu presente, mentre riapparve nel 1965 e questa volta, sindaco Giuseppe Di Pinto, fu nominato assessore supplente, come si usava allora. Evidentemente era destino che l'apparente carattere mite e riservato di Muzi facesse da contraltare a periodi turbolenti della politica montenerese. Un anno dopo, a settembre, la maggioranza cadde e in quella successiva il colore politico virò dal rosso verso tonalità più vicine al bianco della Democrazia cristiana, sindaco Almerindo Sabatino. Per Muzi iniziava la cosiddetta traversata nel deserto in minoranza fino al 1970.
Fu allora nominato di nuovo assessore supplente dal sindaco Antonino Vitulli, in una maggioranza di centrosinistra composta da una lista civica, il Pci e due democristiani subito tacciati di tradimento. Eppure stavolta filò tutto più o meno liscio per i cinque anni di mandato, tant'è che si tornò a votare nel 1975, ma Giovanni Muzi non si ricandidò e così finì la carriera amministrativa iniziata quasi vent'anni prima.
Pasquale Gatto (a sinistra nella foto) è inquadrato di lato e sembra non essersene accorto. Volendo necessariamente affibbiargli una somiglianza con esponenti comunisti celebri, lo si potrebbe accostare a Luigi Longo. Invece tornando con i piedi per terra, o meglio sul suolo di Montenero, Gatto fu assessore nel menzionato e breve mandato del sindaco Di Pinto (1965-66), poi di nuovo nel 1970-75 con Vitulli. In questa legislatura il capolista del Partito comunista era Antonio Zinni, la cui nipote sarebbe diventata un giorno il primo sindaco donna del paese: l'attuale Simona Contucci. Tornando a Pasquale Gatto, nel successivo mandato 1975-80 fu consigliere dapprima di maggioranza, grazie all'alleanza Dc-Pci che tanto fece discutere, poi di minoranza quando la cosiddetta Balena bianca ritrovò l'unità con la lista civica che ne rappresentava una costola (la Torre capeggiata da Vitulli). La carriera politica di Pasquale Gatto finì nel 1980, quando si candidò in una lista civica, sempre rossa. I 129 voti ottenuti non gli bastarono perché ad averne tredici in più fu colei che in quegli anni rappresentava la pioniera dell'impegno politico femminile a Montenero, Filomena Potalivo. A lei l'unico seggio conquistato dalla lista.
Difficile dire cosa resti oggi di quei decenni di progresso, crescita, emigrazione ma anche rientro, nascite oltre i duecento talvolta, trasformazione della società da esclusivamente agricola in industriale. E cosa rimane di quei confronti serrati nel municipio che, nel frattempo, dalla parte inferiore di piazza della Libertà si spostava in quella superiore? Cosa resta di quelle persone inquadrate dal coevo fotoamatore Gorizio Pezzotta in momenti di relax con la sigaretta fra le dita o sorpresi di domenica mattina con le mani nella giacca avviarsi verso casa? Chissà, sicuramente restano gli scatti, custoditi e oggi pubblicati su Facebook da Antonio Assogna, che ci permettono e danno occasione per ricordare cosa e chi c'è stato prima di noi.

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