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Un corteo funebre in epoca fascista e le mutazioni toponomastiche del centro di Montenero

Via dai nomi delle piazze i regnanti di Casa Savoia, eppure i cartelli sopravvivono quasi intatti

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MONTENERO DI BISACCIA. Di certo si evince che era un funerale in epoca fascista, ma ci sono anche altri dati interessanti e ancora una volta è possibile ricavare un po' di storia locale da una foto. A pubblicarla, di nuovo, Antonio Assogna sulla propria pagina Facebook, attingendo dal suo sterminato archivio.
Il posto è l'odierna piazza Giovanni XXIII, ma che all'epoca si chiamava Umberto I. E ai Savoia era dedicata anche la bandiera con al centro lo scudo sabaudo, ben evidente proprio dietro la bara. Doveva trattarsi del funerale di qualche personalità di spicco, o suo parente, vista la presenza di gerarchi fascisti e militari. In particolare l'uomo in divisa sulla destra sembra assomigliare ad Antonio Argentieri, militare di carriera all'epoca non ancora generale e sindaco di Montenero dal 1952 al 1953.
Sullo sfondo si vede il palazzo Valerio già sopraelevato, mentre è fuori inquadratura la casa accanto: sarebbe stato interessante vedere se già c'era la scritta "ricordatevi che Roma doma", rimasta leggibile fino a non molti anni fa.
Infine la chiesa di san Matteo, che era ancora in piedi. Sarebbe infatti stata demolita di lì a poco, intorno al 1937-38, e i lavori, dopo l'interruzione dovuta alla Seconda guerra mondiale, sarebbero ripresi a fine anni Quaranta per essere completati nel decennio successivo.
Altro aspetto da considerare la pavimentazione di piazza Umberto I fatta di ciottoli, chiamati in montenerese "zippin" e all'epoca diffusi in varie zone del paese. In seguito progressivamente asfaltati o sostituiti, come sarebbe avvenuto anni dopo anche nella piazza in questione.
Piazza Umberto I divenne Giovanni XXIII negli anni Sessanta, è ragionevole supporre, dopo la morte del cosiddetto papa buono. Viceversa il richiamo a Casa Savoia era già sparito da anni nell'altra adiacente e più grande piazza della Libertà, che in precedenza era intitolata a Vittorio Emanuele. Si presume II, poiché il terzo era ancora in carica nel primo e medio Novecento e, in quel disastroso settembre 1943, sarebbe passato anche al largo delle spiagge di Montenero dopo essere salpato da Ortona per fuggire verso Brindisi.
L'opera di epurazione dei regnanti dopo tragedia bellica e fascismo era così completata anche nella toponomastica locale. O quasi, perché più tollerante è stato l'atteggiamento montenerese verso le donne di Casa Savoia: le vie intitolate alle regine Elena e Margherita si chiamano ancora così. Tuttavia i vecchi cartelli con i nomi di padre e figlio re sopravvivono ancora, incassati nell'intonaco a tre metri di altezza, mentre il colore azzurro aviazione delle scritte è perfettamente integro, come si vede nella foto scattata stamattina all'angolo del Palazzo Luciani.

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