MONTENERO DI BISACCIA. "Pubblicazione che fa opera di propaganda fascista", oppure "Sono ormai trascorsi venti anni di regime fascista, ma purtroppo Montenero di Bisaccia nulla ha ottenuto e beneficiato di tutte le larghe e benefiche provvidenze del fascismo". Nel drammatico momento attuale può servire chiedersi quanto una dittatura penetri fin nei piccoli comuni e inondi, costringa come si vedrà fra poco, persino la cultura paesana o di una piccola regione con la sua propaganda totalitaria?
Per rispondere si prenderà come spunto lo scritto di un illustre montenerese non sospettabile di intelligenza col fascismo a suo tempo, ma che lascia una straordinaria testimonianza di come dovette sottostare al regime in camicia nera. Parliamo di Emilio Ambrogio Paterno, storico montenerese, poeta e insegnante di scuole Elementari (1885-1971) e in particolare esaminando un suo scritto del 1962: L'album.
Il libro mette insieme "riconoscimenti e giudizi raccolti dagli amici dell'autore", dal 1905 all'autunno 1961, compresi gli scambi epistolari di Paterno con i più svariati personaggi della cultura e della politica montenerese, regionale e anche al di fuori del Molise. Documenti pertanto coevi anche all'epoca fascista.
A chiarire ogni dubbio su come la pensasse sul regime mussoliniano è lo stesso autore nelle prime pagine. "I giudizi sono stati lasciati (…) senza omissioni - scrive Paterno nell'introduzione -, esattamente come gli pervennero a suo tempo. Non si meravigli, quindi, il lettore, se troverà , nel corso della presente raccolta, testimonianze del passato regime". E' spiegato pertanto che la sua rivista ha dovuto includere, come tutte le pubblicazioni del genere, "articoli occasionali e dare un notiziario politico". Tuttavia rivendica come abbia relegato tali articoli in qualche modo obbligatori nelle pagine colorate, quasi a confonderli con la pubblicità . Infine la frase che più di tutte chiarisce cosa significhi scrivere sotto dittatura: "a tale lavoro bisognava piegarsi per far vivere l'opera propria". In altre parole: o così o niente. Una coraggiosa quanto franca ammissione.
Scorrendo L'album in diverse pagine è infatti elogiato il fascismo, eccone un riassunto. A pagina 34, Giuseppe Magliano (probabilmente uno degli autori della rivista) esalta l'inizio delle pubblicazioni di Luci molisane che coincide con l'anniversario della marcia su Roma, era infatti il 28 ottobre del 1934-XII. Già perché accanto all'indicazione della data vi era in quel periodo la consuetudine di riportare in numeri romani gli anni passati dall'instaurazione del regime. Come ogni dittatura anche il fascismo voleva far ripartire le lancette della storia.
A pagina 58 si è in piena epoca imperiale, a invasione dell'Etiopia conclusa: "Duce! Tutti i cittadini d'Italia sono con Voi per l'elevazione dell'Impero con opere civili e ferma volontà nella grandezza della civiltà fascista". La firma è dello stesso Emilio Paterno, il direttore della rivista, era il 1936.
Sono invece datate 1938 varie richieste di contributo economico al podestà di Montenero o alla segreteria federale fascista.
Nel settembre 1942, quindi in piena Seconda guerra mondiale, è l'avvocato Pasquale Luciani a scrivere a Paterno. Si complimenta per il lavoro svolto, ma lamenta che dopo venti anni a Montenero non sia arrivato niente delle "larghe e benefiche provvidenze del fascismo", a differenza di paesi anche più piccoli, anche e soprattutto per colpa "dell'indifferenza e trascuratezza da parte delle autorità provinciali".
Si arriva così al fatidico anno successivo, anch'esso trattato nella cronaca locale. E' firmato con "La direzione" l'editoriale in cui sono riprese le vicende del famoso 25 luglio 1943, ossia la destituzione di Mussolini dopo la riunione del Gran consiglio del fascismo. Leggendo l'impressione è che anche Paterno non vedesse l'ora che il Duce si togliesse dai piedi: "Gli avvenimenti svoltisi (…) in seno al defunto Gran consiglio hanno liquidato un regime di tirannia; il fascismo si è divorato da sé". Lo storico montenerese inneggia così alla ritrovata libertà , ma puntualizza anche di aver pubblicato "tanti nostri lavori scritti in piena indipendenza di pensiero nonostante i limiti, i divieti". Ricorda perciò un saggio dal titolo "Con la fede di Mazzini", pubblicato in pieno regime.
Va precisato che i richiami al fascismo occupano una minima parte delle poco più di trecento pagine de L'album, ma in questa sede, e in questo particolare momento storico, si è voluto esaminare quanto dittatura e totalitarismo arrivino fin negli interstizi culturali più remoti. Finanche in un paesino come Montenero. Vale la pena di ricordarsene mentre la guerra in Ucraina infiamma, quando in Russia e in tante altre parti del mondo resta una chimera la libertà di opinione e i dissidenti sono perseguitati o peggio.
Il libro L'album è disponibile in formato pdf sulla Biblioteca digitale molisana e abruzzese