MONTENERO DI BISACCIA. Ogni amministrazione comunale pare averne uno e il punctum dolens dell'attuale, almeno in questa prima parte di legislatura, ha un altisonante nome anglofono. Già perché nel Consiglio comunale di fine settimana scorsa ogni volta che si è nominato il South Beach il dibattito si è infiammato. Una parola che non va pronunciata, quasi quasi.
E come detto ogni maggioranza ha un punto dolente, da non toccare anzi nominare; prima di esaminare l'odierno un breve excursus dei precedenti in quel di Montenero.
Negli anni Settanta fu lo stadio Capolaserra franato prima che fosse inaugurato, negli Ottanta l'edificio per il Professionale rimasto un rudere fino a oggi, nei Novanta il palazzetto dello sport chiuso per dieci anni, nei Duemila la centrale elettrica turbogas, nei Dieci la frana sulla Sp 13 sotto la valle. Oggigiorno, come detto, il South Beach.
Il mega progetto, o meglio ipotesi di progetto, è stato presentato l'anno scorso da investitori stranieri (così pare, almeno) per rivoluzionare la marina di Montenero nel tratto a sud del fiume Trigno. Lì dove non c'è niente ancora niente, a parte la spiaggia selvaggia non frequentata da nessuno, così come non c'è nessuna traccia di costruzioni a parte l'idrovora, edificata appena dopo la guerra per pompare l'acqua durante gli allagamenti. Il South Beach porterebbe in loco cinque milioni di metri cubi, per un investimento complessivo di 3 miliardi (non milioni, miliardi) di euro. Un qualcosa di faraonico: decine di piccoli grattacieli da oltre venti piani, case, negozi, spostamento della Statale 16, porto e chi più ne ha più ne progetti.
Ne è seguito un mare di polemiche, per restare in ambiente litoraneo. Proteste da ogni dove e perplessità anche da uno dei ministeri coinvolti. Altri hanno dubitato da subito che fosse fattibile, in senso economico e tecnico, al punto da non porsi il problema di dichiararsi e finanche di pensare se essere favorevoli o contrari.
Dal canto suo l'amministrazione comunale dopo un'accoglienza più che entusiastica nel febbraio 2020, durata fino all'anno successivo, ha rivisto in parte la propria posizione. La sindaca Simona Contucci ha più volte sottolineato, anche nel Consiglio di qualche giorno fa, che a suo giudizio un progetto va valutato e non scartato a priori. Da qui l'affidamento della pratica alla Regione Molise, in attesa di un parere. Precisazione: a ribadire l'entusiasmo dell'amministrazione di Nicola Travaglini prima e della Contucci poi, comunicati stampa nel primo caso, una lettera inviata alla Regione nel secondo.
Ed è quest'ultima che ha scatenato uno dei diversi litigi nell'ultimo Consiglio comunale: il consigliere di minoranza Fabio De Risio con "letterina" si riferiva al documento inviato dalla Contucci al presidente della Regione Donato Toma nel febbraio 2021 (18 invio, 19 protocollato). Nel chiedere l'istituzione di un tavolo tecnico per analizzare il progetto South Beach, si descriveva lo stesso come un'opportunità per tutta la regione. E in chiusura era precisato che l'amministrazione voleva "lavorare in maniera sinergica ed ottimale con la Regione Molise e con tutti gli Enti che a vario titolo saranno coinvolti per dare concretezza al progetto". Dare concretezza.
Un evidente parere favorevole poi rivisto nel volgere di alcune settimane e con l'esplodere di proteste. Un anno dopo la posizione di Simona Contucci rimane quella di analizzare ogni progetto, anche perché quella zona non può ancora essere lasciata all'abbandono vista l'erosione costiera galoppante, e poi decidere con gli enti preposti. La sindaca ha poi ribadito che non permetterà di violentare il territorio che è chiamata ad amministrare e al quale è legata da affetto (e su questo nessuno può dubitare). Tuttavia la parola letterina ha scatenato la bagarre in Consiglio ed è accaduto lo stesso più tardi, quando ha nominato il South Beach anche l'altro consigliere di minoranza Gianluca Monturano. In altre parole, se in Consiglio comunale si parla di ambiente – tema che si può tirare in ballo praticamente sempre – e si nomina il progettone scoppia il finimondo.
Quanto alla letterina, solo citata, va detto che Simona Contucci è stata più fortunata di un suo predecessore, precisamente Giuseppe D'Ascenzo. Correva l'anno 2004 e ormai più nessuno, intera maggioranza compresa, voleva la centrale turbogas in contrada Padula. Dalla minoranza dapprima Teresio Di Pietro ricostruì tutta la vicenda (parere iniziale favorevole, poi nyet dall'alto per non farla più ecc.), poi Nicola Travaglini lesse ad alta voce l'intero contenuto di una lettera inviata dal sindaco D'Ascenzo all'impresa costruttrice.
Era di quattro anni prima e in quel tempo la maggioranza, con l'eccezione dei soli due consiglieri di Rifondazione comunista, era favorevole. Mentre Travaglini leggeva nei banchi della maggioranza il nervosismo si tagliava a fette, l'imbarazzo pure. Tutti si muovevano sulle sedie, si voltavano qua e là , ma nessuno – e questo va sottolineato – provò ad andare oltre qualche battutina, "ma lascia stare" ecc. Nessuno provò a togliere la parola e non mancavano in quei tempi le polemiche anche accese nelle assise comunali. Infine la turbogas non si fece.
Mentre punctum dolens c'erano e continueranno a esserci nelle varie amministrazioni, a meno di pensare non senza supponenza di essere l'inizio della storia. Meglio farsene una ragione.
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Nelle foto: Nicola Travaglini e Giuseppe D'Ascenzo nel 2010; un momento concitato in Consiglio comunale nel 2005; sopra l'investitore del South Beach con la giunta comunale a inizio 2020 e Travaglini nel 2004