MONTENERO DI BISACCIA. Un fiume in piena diventato un delta dai mille rivoli? Oppure un consenso straripante trasformatosi in un corso d'acqua sotterraneo e assorbito dalla delusione generale verso la maggioranza, ma non solo? Diverse le domande che nascono all'indomani delle elezioni regionali a Montenero di Bisaccia. Dove il centrodestra ha stravinto ma dove, paradossalmente, la lotta interna alla maggioranza ha preso su di sé tutti i riflettori. E così quella che doveva essere una festa è in realtà diventata una delusione. Più delusa di tutti, se non altro per il ruolo ricoperto, Simona Contucci, la sindaca. Per lei la parziale consolazione di avere un nuovo referente regionale, il sindaco di Petacciato Roberto Di Pardo, fresco di elezione a Palazzo D'Aimmo. La corrente consiliare della Contucci approda alla sua corte dopo aver lasciato quella di Vincenzo Niro, seguita per alcuni anni. Ma resta la delusione nella maggioranza montenerese, perché quel quasi doppiaggio di Tania Travaglini ai danni di Fiorenza Del Borrello continua a bruciare. E adesso cosa succederà ? Ma non solo, perché è il caso di analizzare anche la controparte, quella che teoricamente, forse meno che teoricamente visti i presupposti, dovrebbe rappresentare un'alternativa all'attuale sistema di potere comunale. Qual è lo stato di salute delle minoranze a Montenero?
Una maggioranza spaccata e in caduta libera di consensi. Il voto dato a Tania Travaglini, candidata non eletta di Fratelli d'Italia alle regionali, può essere inteso come una protesta verso Simona Contucci? Perché è difficile non individuare un voto esprimente delusione verso la maggioranza quello dato domenica. Per quanto abbiano influito altri fattori, come l'essere Fdi il primo partito da qualche tempo (in tutta Italia per altro), oppure il sostegno dell'ex sindaco e oggi commissario alle Case popolari Nicola Travaglini, è evidente che chi voleva esprimersi contro Simona Contucci ha potuto votarle contro, ma rimanendo nello stesso schieramento di centrodestra. Insomma, eccoti servita ma senza tradire gli ideali. E non è un mistero che certo malcontento aleggia da tempo verso l'operato dell'amministrazione: lo ammettono candidamente, talvolta pubblicamente, suoi dichiarati sostenitori.
Una maggioranza spaccata sin dal suo insediamento, per quanto pochi erano disposti a mettere in conto che quelle correnti, facenti capo a esponenti regionali, prima o poi avrebbero creato problemi. Invece i problemi sono arrivati eccome, il fiume di consensi a volte oltre i limiti dell'adulazione sfrenata si è trasformato in un delta di piccoli rivoli in vista della foce, cioè le elezioni regionali. Si sono spaccati in maggioranza, hanno litigato, sono arrivati sull'orlo della crisi irreversibile.
E adesso che le regionali sono finite, che l'ha spuntata Nicola Travaglini attraverso la candidata omonima Tania, resta da vedere come andrà a finire. Ambo le fazioni parlano di possibilità di accordo, di volontà di arrivarci. Detto in maniera diversa, significa che le condizioni di Nicola Travaglini da fuori, e di Andrea Cardinali e Tania Travaglini da dentro l'amministrazione, dovranno essere valutate. Se solo una volta, o sistematicamente a ogni giunta o quasi, resta da verificare. D'altra parte, per Simona Contucci altri bracci di ferro significherebbero fare i conti con un cospicuo pacchetto di voti che potrebbe perdere, con conseguenze politicamente fatali.
E allora, mille giorni dopo qual è lo stato di salute dell'amministrazione guidata dal primo sindaco donna della storia di Montenero di Bisaccia? Cagionevole, non si può che definirlo così. Si diceva un fiume partito con la piena di consensi, like su Facebook a go go, che chi è esperto in materia sa essere effimeri e poco o per nulla riconducibili al sentimento reale dei cittadini, specie degli osservatori silenziosi. Quel fiume in piena oggi ha una portata molto ridotta, se non nel numero dei voti, nella fiducia riposta nella maggioranza di Simona Contucci. A peggiorare il quadro i litigi di cui si diceva, partiti in sordina, sottovalutati quando Monteneronotizie ne scriveva forse con eccessivo anticipo (ma azzeccandoci), poi deflagrati. Se la Travaglini e Cardinali nemmeno si salutano più col resto dei colleghi, le cose non vanno meglio fra le altre correnti in maggioranza. Dimostrazione ne sia la polverizzazione dei consensi fra i vari candidati di centrodestra più votati a Montenero. Ognuno per sé, come si è scritto settimane fa. Ne consegue che non solo non si riesce a eleggere un rappresentante in Regione, cosa cui si mirava con la candidatura unica di Tania Travaglini poi non riuscita, ma i problemi perdurano all'indomani del risultato.
E questo dice che la maggioranza è allo sbando. Potrà ricompattarsi, andare avanti fino alla scadenza del mandato del 2025, ma la frattura resta e avrà conseguenze, foss'anche sotto forma di condizioni più o meno capestro che si imporranno ciclicamente tra le varie fazioni. Una maggioranza che, è evidente, Simona Contucci non controlla. Un paradosso, per una che per sua stessa ammissione ha la mania del controllo su tutto, si è visto specialmente durante il Covid ma non solo.
E dall'altra parte della barricata?
Una minoranza evanescente. Le regionali dovevano essere il momento di ricompattamento, di ritrovata unità , di avvio della marcia verso le elezioni comunali fra due anni. Non è andata così, non del tutto almeno. A parte i quattro candidati, nessuno dei quali ha raggiunto un buon risultato, restano i dissapori che si sono creati durante la campagna elettorale. E che si vanno ad aggiungere alle divisioni nella minoranza consiliare, spaccata in due gruppi da poco dopo l'avvio di mandato. Non bastasse, le regionali hanno confermato un dato preoccupante: in parte dello scacchiere progressista montenerese l'avversario non è considerato chi amministra ed è al potere, bensì chi dovrebbe essere alleato in coalizione. Un atteggiamento che ha riguardato in misura leggermente maggiore il Movimento 5 stelle, più preoccupato a primeggiare fra gli ultimi che a dare un segnale di rinascita in un paese ormai di centrodestra. Ma non è un problema solo dei grillini.
In altre parole, durante la campagna elettorale si è visto ciò che da un paio d'anni almeno avviene in Consiglio comunale: la sindrome dei capponi di Renzo. Il riferimento è al romanzo dei romanzi, I promessi sposi, quando è narrata la scena del protagonista che tiene per le zampe i polli, chiamati da Manzoni bestie, "le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura".
Così a Montenero il M5s e il resto del centrosinistra litigano mentre di là il potere, al netto di suoi problemi interni, ne gongola. Basti pensare al comizio in cui ha parlato il candidato presidente Roberto Gravina, con le polemiche suscitate specie fra Partito democratico (a tratti spocchioso) e Movimento 5 stelle (ansioso di beffare gli "alleati" facendo parlare il big solo nel suo comizio nonostante gli avvertimenti). Ma non basta, perché persino durante lo spoglio si sentivano pentastellati raccogliere le preferenze e commentare entusiasti di essere prima degli altri tre candidati di sinistra. E ancora: se il Pd è andato male come gli succede da tempo a Montenero, il Movimento 5 stelle riesce a perdere persino i suoi nuovi e votati rappresentanti. Durante la campagna elettorale per le regionali pare si siano raffreddati, per usare un eufemismo, anche i rapporti tra Fabio De Risio e Gianluca Monturano.
La sindrome dei capponi, da una parte e dall'altra, come anche in Consiglio comunale, dove è più importante arrivare prima di coloro che dovrebbero essere alleati.
Può essere un'alternativa all'attuale dissestata maggioranza, alle comunali del 2025 se non prima, una minoranza siffatta? I capponi finiranno in due anni, se non prima, di beccarsi fra loro? Lecito dubitarne ma, per rimanere al Manzoni, magari gli elettori di quella parte possono nel frattempo tenere aperta la porta alla provvidenza. Non si sa mai.
Un quadro politico locale più incerto che mai. Ed è questa l'unica certezza al momento, con maggioranza e minoranza entrambe attanagliate dai propri problemi. Nel mezzo i cittadini che cominciano a faticare a star dietro a certe beghe, per quanto le crisi, al pari delle campagne elettorali in genere, riaccendano sempre l'interesse generale. Nell'anno in cui pare non ci sarà un'Estate montenerese, lo spettacolo è allestito nel Palazzo di città .
Nella foto Nicola Travaglini e Simona Contucci
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